Teatro

CON SHADORATAMENTE MASTELLONI RICORDA PATRONI GRIFFI

CON SHADORATAMENTE MASTELLONI RICORDA PATRONI GRIFFI

La voce energica e potente di Leopoldo Mastelloni, controverso e storico monumento dell’ambiguità di genere, protagonista indimenticato di un repertorio teatrale di viscerale e violenta evocatività, chiude nel modo migliore Benevento Città Spettacolo, seducendo, con il suo irresistibile charme, il nutrito pubblico del Teatro Comunale. In una serata gradevolmente fresca di fine estate, il neo-direttore artistico del Festival, Enzo Moscato, ha deciso di affidare alla magnetica e suggestiva “flanerie” drammaturgica di Mastelloni l’omaggio conclusivo alla città sannita ed ha contribuito in prima persona al commiato artistico, introducendo il percorso teatrale del “Pierrot Napolitaine” con una berve ma intensa performance personale, “Spiritilli”. Quindi, al termine dell’onirica proposta di Moscato, Leopoldo Mastelloni si è esibito nel suo “Shadoratamente”, vera prova d’attore in cui, componendo con fascino arcano frammenti lirici e drammaturgici, ha rivissuto sulla scena momenti, attimi, piaceri e dolori della propria vita d’artista e di uomo, attraverso le parole di Patroni Griffi, di Raffaele Viviani, di Franca Rame, di Pierpaolo Pasolini, di Alberto Moravia, di Edith Piaf e di altri illustri personaggi con cui ha avuto occasione di formarsi o confrontarsi. In un’atmosfera sfumata, intimamente permeata da sentimenti e stati d’animo apparentemente distanti, in cui ogni elemento ed ogni gesto sembravano essere funzionali a sollecitare una immaginosa ubriacatura dei sensi, Mastelloni ha dato vita ad una caleidoscopica galleria di figure femminili che, magicamente calate nel circo catottrico della memoria, sono emerse con la prepotente vitalità dell’eterno femminino, sottraendosi vivacemente alle quotidiane soggezioni di un immarcescibile patriarcato. Rabbia, disperazione, ironia, sensualità e passione si sono intrecciate in modo profondo ed istintivo nell’interpretazione dell’artista partenopeo che ha aggredito con determinazione l’ipocrisia radicata nella morale e nella sensibilità comune e ha smascherato, attraverso l’irriverenza della beffa e l’espressione triviale e corrosiva della strada, l’etica monolitica e repressiva della società maschilista. Insomma, al termine della ventottesima edizione del festival, edizione dichiaratamente caratterizzata da una linea programmatica innovativa ed incline a proporre una riflessione estetica e poietica sul concetto di sconfinamento, lo spettacolo di Leopoldo Mastelloni ha sigillato, con l’irruenza tipica di un anticonformismo franco e sincero, la cifra contenutistica moderna ed originale perseguita dalla rassegna.